Entrando nella stanza, Ernesto Cervicati si era improvvisamente fermato
davanti a quel muro fantasma, ma dotato di una sua solidità. Aveva annusato.
Una, due, tre volte, tirando su discretamente con il naso.
Non c’era da sbagliarsi, era odore di aglio.
“Aglio”, confermò tra sé muovendo appena le labbra.
Poi fece due passi verso il letto. [...] Molleggiando sulla punta dei
piedi, l’Ernesto si avvicinò ancora un po’. E cominciò a percepire quell’altro
odore. Familiare, una carezza. Inspirò profondamente. Poi si chinò verso il
viso della zia.
Il suo alito sapeva di menta. Come sempre.
Zia Antonia sapeva sempre di menta.
Quanto sono importanti gli odori nel delineare il quadro
complessivo che ci siamo fatti di una persona? Spesso li sottovalutiamo perché
nella nostra società dell’immagine diamo priorità a come appariamo: l’abbigliamento,
gli accessori, la scelta dei colori e tutto ciò che ci mettiamo sulla pelle
(dal trucco ai tatuaggi) la fanno da protagonisti. Invece potremo non
accorgercene, ma lasciamo anche un’impronta olfattiva nella percezione e nella
memoria altrui. Con l’odore comunichiamo se ci piace mangiare etnico o andiamo
avanti a cavolfiori, se abbiamo qualche problema di salute, se siamo nervosi o
preoccupati, per esempio. Eppure in genere ci facciamo caso solo quando l’odore
di qualcuno fa uno scarto dalla norma.
Il romanzo di Andrea Vitali parte da questa considerazione:
perché nella camera di zia Antonia, che di solito sa di menta per le tonnellate
di caramelline che l’anziana donna succhia da una vita come unico vizio, un
giorno improvvisamente grava una densa cappa d’aglio? Se lo chiedono il nipote
Ernesto, poi le suore dell’ospizio, poi il medico del paese e ovviamente il
lettore allorché si scopre che zia Antonia ha deciso di fare lo sciopero della
fame e del silenzio per una questione di soldi. Così, seguendo l’odorosa scia
dell’incipit veniamo a sapere che a Bellano ci sono due persone che sanno
decisamente d’aglio e hanno a che fare con le finanze della zia. E di motivi
per abbassare la pressione con quella cura alternativa ne hanno entrambi…
Certo, alla fine del romanzo non tutto quadra, ma trama e
personaggi di Vitali sono come sempre divertenti e umanamente realistici. Nelle
varie figurine e nelle loro caratteristiche psicologiche, nei vizietti meschini
e nelle comiche fragilità tutti noi riconosciamo sicuramente qualcuno che
appartiene alla nostra cerchia quotidiana.
Ma provate anche a fare un esperimento: di che cosa sanno le persone che vi stanno più
vicine?
Brano tratto da Andrea
Vitali, La zia Antonia sapeva di menta,
Garzanti, Milano 2011, pag. 7
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