Se girate per boschi umidi dell’Italia settentrionale (e nell’estate
2014 i boschi sono sempre stati a dir
poco umidi) vi potrebbe capitare di vedere i cespugli di ribes rosso, che
arrivano a maturazione tra giugno e settembre. Questo arbusto delle Sassifragaceae
è caratteristico soprattutto dell’Europa centro-settentrionale e dell’America
settentrionale, e se ne contano circa ottanta specie. Da noi ne crescono
spontanee tre: il ribes rosso (Ribes
rubrum), il nero (Ribes nigrum) e
il bianco (Ribes grossularia o uva
spina).
Le decorative bacche rosse vengono consumate così come sono
e in macedonia, oppure sotto forma di gelatine, marmellate, succhi, sciroppi,
liquori, salse... Ma non sono solo belle (link).
Come tutti i frutti di bosco, risultano infatti antiossidanti e antinfiammatorie
e potenziano le difese immunitarie. Grazie agli acidi organici, agli zuccheri, alle
mucillagini e alla vitamina C, bacche e foglie risultano blandamente diuretiche
e disinfettanti (il che è utile per contrastare la cistite e i problemi
renali). Inoltre, gli acidi malico, tartarico e citrico − che procurano al ribes
rosso il caratteristico sapore − pare che stimolino la secrezione dei succhi
gastrici e depurino il
fegato.
Rispetto al ribes nero, più ricco in vitamina C e antociani
(i pigmenti che donano il colore scuro anche all’uva), il rosso contiene più
piridossina o vitamina B6, che tra le sue tante funzioni è
precursore di diversi neurotrasmettitori (come quelli legati al benessere e
all’attenzione, ovvero serotonina e dopamina) e modulatore degli ormoni
steroidei.
Se quindi un cespuglio di ribes rosso occhieggia tentatore
nel sottobosco o nell’orto di qualche amico, cedete alla tentazione: non saranno
trendy come altre bacche molto più esotiche, ma vale la pena riscoprire il gusto
di queste piccole sfere di benessere e serenità.
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