Perché ingrassiamo anche se mangiamo come uccellini? Perché
talvolta diciamo di mangiare come
uccellini, ma siamo più simili ai condor... Nel suo saggio sulla menzogna −
quali sono i vari tipi di bugia, perché e quando mentiamo, come interpretare il
linguaggio del corpo per capire se l’interlocutore mente −
lo psicologo Marco Pacori cita un’indagine condotta su oltre tremila donne
inglesi. Ne è risultata una media di 474 bugie all’anno su quanto e come le
intervistate mangiano. Per entrare più nei dettagli:
...gli alimenti su cui
maggiormente mentono sono cioccolato, patatine, torta, vino, birra, formaggio e
pane.
Il 41% delle partecipanti aveva
mentito per far apparire più salutari le proprie abitudini a tavola e il 68%
aveva dichiarato di fare del proprio meglio per mangiare bene, ma di avere ogni
tanto qualche «scivolone». Il 63% riteneva che le bugie sul consumo di cibo
siano innocenti, e solo il 37% delle intervistate riconosce che mentire
riguardo all’alimentazione è un modo di ingannare soprattutto se stesse.
Come, appunto, la gettonatissima: «Ne ho mangiato solo un
pezzettino». Ora, è vero che una bugia sulla propria alimentazione non
danneggia nessuno tranne noi, ma allora noi non siamo nessuno? E se stabiliamo
di voler dimagrire ma poi siamo i primi a sabotarci, davvero stiamo raccontando
fandonie innocue?
Mentiamo sulle quantità (anzi, sarebbe meglio dire che
talvolta ci autoinganniamo) e mentiamo sulla qualità, nel senso che neghiamo di
esserci concessi qualche “trasgressione”. Posto che certe volte un po’ di
gratificazione ci serve proprio, sarebbe meglio indirizzarci verso qualcosa che
ci gratifichi e non ci faccia
lievitare pancia e posteriore. Non è una missione impossibile. Per esempio, mezzo
bicchiere di vino rosso tira su l’umore e abbassa il rischio di cardiopatie, il
cioccolato fondente (non una tavoletta, non facciamo i furbetti!) è
antitumorale, e fanno bene anche tè e caffè. Qualche dato scientifico? Ci
torneremo in un altro post.
Brano tratto da Marco Pacori, Il linguaggio della menzogna, Sperling
& Kupfer, Milano 2012, pag. 15
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