martedì 1 aprile 2014

La menta, anzi, le mente


Menta piperita - Foto Massimo Piccoli
Narra il mito che la menta prende nome dalla ninfa Mintha, trasformata in pianta dalla regina degli Inferi Persefone quando la scoprì ad amoreggiare col regale consorte. Ade, allora, come regalo d’addio donò alla ninfa l’inconfondibile profumo, affinché anche affondando le radici nella terra continuasse con il suo aroma a danzare nei boschi portata dal vento. 
O forse il  nome deriva, meno poeticamente, dalla radice (etimologica, non botanica...) math, che significa «scuotere, turbare».
A ben pensarci, però, le due origini non sono poi tanto distanti l’una dall’altra: in entrambi i casi a questa pianta viene riconosciuto il profumato potere di risvegliare e vivificare. Già, perché la menta è eccitante e tonificante, oltre che aromatica, digestiva e rinfrescante, antalgica, antisettica e diuretica.
Presente in numerosissime varietà, molti conoscono solo la piperita (dall’inglese peppermint), particolarmente ricca di mentolo, ma esistono la menta cioccolato (vedi foto), la glacialis (freschissima), la longifolia (con un vago aroma affumicato), la citrata al bergamotto (con cui condivide l’acetato di linalile, quello che dà carattere all’acqua di Colonia), la suaveolens alla mela verde... Vi conviene strofinare una fogliolina fra le dita e annusare il profumo prima di fare la vostra scelta nel vivaio perché, tra tanti ibridi, più che il nome dà affidamento il vostro naso.
Menta cioccolato - Foto Massimo Piccoli
E se non sapete cosa scegliere, visto il costo esiguo e l’estrema facilità di coltivazione potreste anche crearvi una collezione da tenere sul davanzale della finestra. In vaso perché la menta tende a occupare ogni spazio con i suoi stoloni, veri tentacoli che radicano ovunque e da cui la pianta risorge dopo la morte apparente che le fa superare l’inverno.
Nei suoi mille sapori, la potete utilizzare nel tè, come da tradizione araba, nella frittata, nella salsa allo yogurt, nelle verdure cotte come le zucchine e i carciofi, nel pesce e nella carne, o semplicemente aggiungendo qualche fogliolina all’insalata verde, a quella di pasta e al riso in bianco.
Mmm, sentiamo già il profumo che danza nei boschi, pardon, in cucina!

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