Girando per il Museo della
Scienza e della Tecnica di Milano si arriva a un'area dedicata al packaging.
Qui si vede un esempio di furoshiki,
un telo quadrato che in Giappone viene piegato e legato in vari modi per trasportare
cibo, bottiglie, regali e oggetti vari.
Spinti dalla curiosità, appena
tornati a casa iniziamo a navigare in cerca di modi per costruire questi
involucri che non cedano al primo peso e ci permettano di portare la torta
salata a cena dagli amici anziché utilizzarla per tappezzare il marciapiede.
Nessun problema: ci sono tanti siti e tutorial per imparare a piegare,
avvolgere e annodare questi simpatici fazzolettoni colorati.
Ma il furoshiki è ben più di un incarto simpatico. Ci fa riflettere sull’abitudine
di trasportare il cibo in una borsa di tela anziché nelle sporte usa e getta
che, per quanto ecologiche, vanno trattate nei rifiuti. E ci fa riflettere,
nella sua elegante semplicità, su tanti imballi inutili che ci portiamo a casa
dalla spesa, come i tubetti sigillati messi dentro una scatoletta di cartone.
Provate a pensarci: quando tirate fuori la spesa dalle borse, quanta roba
finisce subito nella spazzatura?
L’abbiamo pagata, ce la siamo
portata a casa, l’abbiamo studiata per capire se vada differenziata (e qui
certe volte occorrerebbe uno scienziato) e pagheremo per smaltirla. Ne vale la
pena?
Forse dovremmo insegnare anche
all’industria l’arte del furoshiki.
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