mercoledì 30 maggio 2018

Milano da leggere

La vita può essere parecchio pesante: rendiamola leggera… leggendo. Fino al 30 giugno, grazie alla terza edizione di “Milano da leggere” si possono scaricare gratis gli ebook umoristici della rassegna a questo link.

Facciamo l’esempio di Milanesità. Istruzioni per l’uso, nato sulla scia della pagina Facebook Il Milanese Imbruttito, con il suo milione e mezzo di follower pronti a immergersi nei più profondi abissi umani. Ma anche a orientarsi nei trend del momento – perché hai poco da fare lo splendido, a Milano è un attimo distrarsi e finire out. Già, mica è facile azzeccare se in questo momento vanno di più il raw vegan o l’hamburger gourmet da 10 euro, il sushi nippo-nippo o il ramen. E vogliamo parlare dello street food, che ancora non ha deciso se tendere alla gentrification newyorchese o assecondare la fretta tutta meneghina di fare un salto dal lurido (a te scoprire cosa sia)? Qualunque sia il tuo scopo, vale la pena sondare «Il controverso e conflittuale rapporto tra i milanesi e il food», ovvero il Capitolo 5, ma anche il 3, «Bere a Milano», con l’ottalogo dell’apericena. Così, tanto per capire cosa fa hipster e cosa giargiana

martedì 17 aprile 2018

Di libro in libro, in giro per il mondo

«Aiuto, il mio bambino non mangia le verdure, come faccio a invogliarlo?» «La mia vivrebbe d’aria, divora i libri ma a tavola è uno strazio.» «I miei invece buttano giù tutto come se non ci fosse un domani: mi chiedo se si accorgano di cosa mettono in bocca.»
Ti riconosci in una di queste frasi?
Se mangiare è necessario per la sopravvivenza e la fame è un bisogno primario, dimentichiamo spesso che mangiare bene, cioè con consapevolezza, è una faccenda culturale, che va appresa e coltivata. Funziona come il gusto, che solo in parte è innato. Basti pensare ai sapori amari, che ai bambini non piacciono, o a quelli molto piccanti tipici di certe cucine e non di altre.
Tutti noi trasmettiamo cultura direttamente o trasversalmente: leggiamo storie ai piccoli, regaliamo libri ai più grandi, magari raccontiamo loro nostri ricordi d’infanzia oppure storie di famiglia. E poi scegliamo cosa cucinare, quando e come in base al nostro background, al grado di consapevolezza e alla competenza (oltre alle variabili oggettive, come tempo e risorse). Nulla è casuale. Per esempio, i nostri calendari domestici risentono in modo più o meno consapevole della stagionalità vegetale, del nostro contesto sociale o religioso, delle agende professionali. Possiamo essere vegani per motivi etici o salutistici, osservare il Ramadam o la quaresima, oppure fare una dieta dopo l’altra perché siamo ossessionati dal modello estetico occidentale della magrezza. Comunque sia, tutto questo influenzerà il nostro approccio al cibo, che a sua volta plasmerà quello che i nostri bambini avranno con l’alimentazione adesso e in futuro.
Una bella responsabilità. E non ci sono manuali d’istruzione come per lo smartphone.
Se la pensi così, puoi tranquillizzarti. In effetti, ce ne sono tantissimi. Alcuni che forniscono esplicitamente istruzioni come i saggi, altri che veicolano i loro contenuti educativi sotto sembianze più accattivanti – il libro illustrato, la fiaba, la raccolta di filastrocche, il romanzo.
Ma dove trovare questo tesoro da mille e una notte?
Foto di Engyn_Akyurt
Ovviamente puoi andare in libreria, anche se ormai pare che il libraio colto sia una razza quasi estinta, a favore del ventenne che potrebbe vendere Salinger o salumi con la stessa indifferenza. Puoi andare fisicamente in biblioteca, che ha sempre il suo fascino, oppure puoi sfruttare la sua evoluzione virtuale tramite lo strumento che già hai sotto i polpastrelli. I siti internet dei sistemi bibliotecari sono infatti una miniera inesauribile di informazioni. 
Puoi cliccare sopra il primo link in alto a destra in questo blog, ovvero Magia e spazzatura, per seguire passo passo come costruirsi una bibliografia sul cibo nelle sue varie sfaccettature: simbologia, antropologia, sociologia, psicologia, letteratura, ricettari e così via, facendo anche un viaggio intorno al mondo in centinaia di titoli.
Oppure puoi digitare in un motore di ricerca un tema più specifico come “bibliografia cibo bambini” per trovare la ricchissima bibliografia ospitata dal CSBNO, ovvero Culture Società Biblioteche Network Operativo (in pratica, un consorzio che mette in rete una sessantina di biblioteche pubbliche nella città metropolitana di Milano). L’indirizzo che corrisponde a una delle bibliografie attualmente più ricche e complete sul web è questo.
Ci sono poi associazioni che mirano all’Educazione alla Cittadinanza Mondiale (ECM) come CoLomba (Cooperazione Lombardia), che al link “Materiali” offre kit pedagogici per le scuole sui temi della produzione e consumo di cibo, sull’accesso al cibo, la sua sostenibilià, la sovranità alimentare e altro. In questo sito puoi trovare “La piccola bibliografia sul cibo di Seminiamo il futuro”.

Questi sono solo un paio di esempi di come tu possa iniziare a costruirti un “menu” di letture personalizzato sul tema che più ti sta a cuore, nello spettro che va da «Mio figlio non vuol mangiare nemmeno uno spaghetto» a «Mio figlio divorerebbe il mondo». Per proseguire potrai poi farti trasportare dalla corrente, di link in link. Buona navigazione!

mercoledì 7 marzo 2018

Il fattore hygge

Che cos'è la hygge e come si raggiunge? 
Hygge è un termine intraducibile che racchiude in sé un senso di benessere, calore e intimità, autenticità, cordialità, appartenenza. Per esempio, un ambiente hyggelig prevede candele e/o caminetto, una coperta morbida e un tè caldo tra le mani. Ma hyggelig è anche quella tuta comoda con cui non ti faresti vedere da nessuno eppure ti fa sentire a casa. Hygge è la cena con gli amici, la pausa caffè guardando la neve dietro una finestra, l’angolo della cucina dove fai colazione leggendo una rivista, alla domenica. Cose alla portata di tutti (meno il caminetto, magari…).
Scrive Meik Wiking, direttore dell’Happiness Research Institute danese
…uno degli elementi che si incontrano più spesso nelle ricerche sulla felicità è la scarsa rilevanza del denaro. […] Questo vale anche per la hygge. Non si può comprare la giusta atmosfera o l’intimità. Non si può avere la hygge se si è di fretta o stressati, e per padroneggiare l’arte di creare intimità servono tempo, interesse e dedizione verso le persone intorno a noi.
La hygge spesso include il mangiare o il bere, ma più limiterete il consumo, più sarete hyggelig. Una cosa diventa meno hyggelig tanto più è associata a denaro e prestigio. Le attività più hyggelig sono quelle semplici. Il tè è più hyggelig dello champagne, i giochi da tavolo lo sono più dei videogame, e cibo e biscotti fatti in casa lo sono più di quelli acquistati.
In breve, se aspirate al fattore hygge, non è necessario spendere denaro per incrementarlo, non più di quanto ne serva per comprare una candela. La hygge è un’atmosfera che non si può migliorare spendendo soldi, anzi, per certi versi è vero il contrario.
Queste riflessioni portano a fare considerazioni più profonde. Nella nostra società improntata alla velocità, alla performance, il vero lusso è il tempo. Sei perennemente stressato e di corsa, la testa vola da un impegno all’altro, compri libri che si accumulano sul comodino e cibo che infili distrattamente nel frigo e altrettanto distrattamente nel tuo stomaco, e non sei mai nel presente.
La hygge forse è proprio questo: ritagliarti del «tempo di qualità» per te stesso e le persone che per te più contano nel mondo. Una candela accesa parla di lentezza e ti invita a focalizzarti, letteralmente, sul momento. I biscotti fatti in casa parlano di premurosità, accudimento, piacere. Qualunque sia il tuo lavoro, il tuo ruolo nel mondo, mentre impasti o rigiri qualcosa nella pentola, nel vapore che sa di spezie, sei semplicemente una persona, sei tu, fuori da schemi, etichette e aspettative. Quel tempo è tuo, gli ingredienti li hai decisi tu, e quando mangerai quel cibo fatto in casa saprà di intimità, di relax. 
In più, quando lo condividerai con gli amici o i tuoi bambini starai anche costruendo un ricordo, e in generale starai portando il tuo contributo a costruire la capacità altrui di raggiungere la hygge. Perché l’amore, l’intimità e la felicità richiedono tempo e cura, presenza e volontà, non soldi.

Brano tratto da Meik Wiking, Hygge. La via danese alla felicità, Mondadori, Milano 2017, pag. 179

giovedì 14 settembre 2017

Salviamo le api!

Foto di Massimo Piccoli
Se ti dico «ape», probabilmente la tua associazione mentale sarà «miele», ma il ruolo di questi insetti sulla nostra alimentazione è ben più importante. Sapevi che oltre un terzo del nostro cibo dipende dal lavoro degli insetti impollinatori, come api e farfalle? E sapevi pure che negli ultimi decenni in Europa e Nord America si sta assistendo a un vistoso calo delle api? Come segnala Greenpeace nel sito salviamoleapi.org solo nel Regno Unito dal 2010 la perdita commerciale delle api è stata del 45%.
Alcune coltivazioni più di altre dipendono dagli insetti impollinatori, come mele, fragole, pomodori e mandorle, ma non va sottovalutato l’impatto sui foraggi per gli animali da allevamento, né l’incidenza sugli ecosistemi naturali.
Questa potrebbe essere un’informazione allarmista fine a se stessa, se non fosse che chiunque di noi si può attivare in diversi modi per contrastare il fenomeno.
Per esempio, a livello personale o istituzionale si possono creare habitat adatti alle api. Se hai un giardino puoi coltivare fiori e piante adatti. Lavanda, rosmarino, tagete, trifoglio e calendula – tanto per citarne alcuni – non richiedono nessuna abilità green. E puoi persino costruire un rifugio (le istruzioni sono scaricabili dal sito citato sopra, al link «Entra in azione»).
Se invece di verde hai solo il pollice, puoi firmare la petizione per chiedere alla Commissione Europea e al Governo italiano la messa al bando dei pesticidi che intaccano la salute delle api in vari modi: incidono sui loro tempi di sviluppo, aumentano le malformazioni, intaccano la capacità di orientarsi e apprendere, riducono l’olfatto e indeboliscono le difese da virus, acari e parassiti, decimando interi alveari. Informazioni più approfondite qui.
Per fortuna, persino città come Milano si stanno attivando. Dal 2016, con lo slogan «Sapessi com’è strano farsi impollinare a Milano» è partito il progetto Impollina-Mi, che prevede tra l’altro prati a semina mista nei parchi, aiuole perenni e corridoi verdi all’insegna della biodiversità.
E non è l’unica iniziativa virtuosa. A Milano, Bologna e Potenza Legambiente ha dato il via con Conapi al progetto Api e Orti per monitorare la salute di questi insetti negli orti condivisi come quello di via Padova, a Milano, dove si può seguire il ciclo produttivo delle api, assistere alla smielatura e fare gustosi assaggi. Un’occasione anche per chi ha bambini per far capire il ruolo prezioso di questi imenotteri sulla nostra quotidianità.
Conosci anche tu altre iniziative simili?

A piccoli passi, un giorno dopo l’altro, tutti possiamo fare qualcosa per le api… e per noi stessi.

mercoledì 16 novembre 2016

La bottega dei cuori golosi


La gente pensa che l’amore dovrebbe essere come una caramella effervescente: sorprendente, eccitante e rinfrescante. O come il cioccolato fondente: misterioso, adulto e amaro. O come il guscio di una Smarties che aspetta di essere rotto. Oppure friabile come il caramello; duro come il croccante alle arachidi; doloroso come il frammento appuntito di toffee. Secondo me, invece, l’amore è come una mou. Dolce e profumato, sempre gradito [...] un sapore che rimane anche quando tutto il resto è svanito. Quando lo assaggi, non lo dimentichi più

In queste poche righe c’è tutta la filosofia del libro: questo romanzo è una caramella. Ha un buon sapore, ti addolcisce la bocca... e non ti lascia nulla. Personaggi e trama inconsistenti come una mou, ma ben confezionati per ingolosire. 
Jenny è una precaria londinese che da anni ristagna in una relazione con un bambinone viziato e mammodipendente. Superata la fatidica soglia della trentina senza la fede al dito (orrore!), la fanciulla viene mandata dalla madre nel narcotico paesino di Lipton con il pretesto di seguire il trasferimento di una vecchia zia nella casa di riposo, dopo aver messo in vendita il suo delizioso cottage col tetto di paglia e il negozio di caramelle che ha fatto la felicità di grandi e piccini per generazioni. E occupandosi delle faccende famigliari nella pittoresca campagna inglese, inutile dire che Jenny riscopre il fascino della vita di provincia: bellissimi paesaggi, la natura tutto intorno, rapporti umani più diretti e carrettate di bei maschi dai bicipiti in vista. 
Vi ricorda un Harmony? Lo è.
Non mancano tutti gli ingredienti di prammatica: l’amico gay, le gaffe alla Bridget Jones, il negozio di dolcezze. Non manca nemmeno l’aristocratico bello e tenebroso autorecluso nella dimora sulla scogliera, con un segreto tutto da svelare. 
Ti sto dicendo di non leggerlo? No. Quando il morale è sotto i tacchi, è meglio leggere qualcosa di dolce anziché spazzolare intere scatole di bonbon...
Brano tratto da Jenny Colgan, La bottega dei cuori golosi, Piemme, Milano 2013, pag. 414

martedì 23 agosto 2016

La cucina magica

Nonostante alzasse sempre gli occhi al cielo, Rose amava aiutare gli altri. Era contenta di sentire il sospiro di sollievo di sua madre quando la vedeva tornare con gli ingredienti giusti, le piaceva che suo padre l’abbracciasse dopo che aveva preparato un impasto per frollini friabile al punto giusto, amava il modo in cui gli abitanti della città canticchiavano soddisfatti dopo aver addentato il loro primo croissant al cioccolato della giornata, soffice e caldo. E amava come l’insieme degli ingredienti – alcuni normali, altri decisamente meno – non solo rendevano le persone felici, ma a volte persino più di questo.

Chi è Rose?
È la figlia dei signori Bliss, pasticcieri molto speciali perché nei loro dolci mescolano farina, uova, mandorle o cioccolato, nonché funghi parlanti, lacrime di stregone o sussurri di nani bisbetici, secondo le ricette segrete del preziosissimo Magiricettario, tramandato di generazione in generazione nella loro famiglia.
Però, leggendo oltre le righe, forse Rose siamo noi. Noi che non sapremo mai cucinare la Torta Tornaindietro alle more, ma usiamo il cibo per sciogliere i dispiaceri anche senza mettere nell’impasto un pizzico di vento del Nord. Noi che mescoliamo farina e ricordi, uova e desideri. Noi che abbiamo imparato – come una specie di ricetta di famiglia, regalata da una nonna, da una mamma o da un figlio – come la felicità stia nelle piccole cose, in un croissant caldo o nell'abbraccio di chi amiamo. 
E tu, non hai preparato, qualche volta, una magica ricetta di famiglia?
Brano tratto da Kathryn Littlewood, Profumo di cioccolato, Mondadori, Milano 2012, p. 19