venerdì 23 gennaio 2015

Biblioteca Crescenzago - 17 gennaio 2015

Qualche scatto delle persone presenti nella Biblioteca rionale Crescenzago, a Milano.
Di cosa abbiamo parlato? 
Di cibo e diete, ovviamente, ma anche di stress e di tango, di forni, griglie e acrilammide, di cereali per l'inverno e di ricette per l'estate, di calcio, latte e sesamo. Insieme siamo migrati dall'Africa all'Himalaya, siamo entrati in laboratorio, nelle mostre dentro i musei e nelle nostre famiglie. Abbiamo parlato di colazioni sfiziose e del bisogno di coccolarci un po' usando i piatti del servizio bello o dando il crunch a un'insalata. Abbiamo condiviso gusti, bisogni ed esperienze. Perché il cibo è questo: individualità e insieme condivisione. In leggerezza.

venerdì 16 gennaio 2015

Incontri in biblioteca

Ci vediamo in biblioteca?
Sabato 17 gennaio 2015, ore 11, presso la Biblioteca Crescenzago, in viale Don Orione 19 a Milano. 

Emma Muracchioli parlerà delle Ricette della dieta italiana dei gruppi sanguigni e del precedente La dieta italiana dei gruppi sanguigni, ma soprattutto si confronterà con il pubblico circa il nostro rapporto sfaccettato con il cibo, lo stress e il piacere.


domenica 4 gennaio 2015

Il giardino delle pesche e delle rose



«...Faremo le crespelle. Ah, non per adesso, certo. Ma per più tardi abbiamo crêpes aux mille trous e l’harira, la zuppa con limone e datteri. A Ramadan, tutti digiunano, ma pensiamo sempre al cibo, compriamo cibo, prepariamo cibo, offriamo cibo ai vicini, sogniamo persino il cibo, voglio dire, quando il vento ci lascia dormire. Porterò dei dolci marocchini: amaretti, corna di gazzella, meringhe alle mandorle e chebakia. Forse allora potrai darmi la ricetta del tuo cioccolato.»

A parlare è la matriarca della comunità maghrebina che pian piano si è insediata e allargata a Lansquenet, il paesino della Francia rurale dov’era ambientato il celeberrimo Chocolat. Ormai Vianne si è trasferita a Parigi, dove l’ha raggiunta Roux e dove cresce le sue due figlie. Ma un giorno le arriva una lettera dalla sua cara amica Armande, che le chiede di tornare. Una lettera scritta prima di morire, in cui la vecchia signora le dice di non lasciare che gli uccelli mangino tutte le pesche dell’albero che cresce nel suo giardino.
Così Vianne parte per una vacanza che man mano si allunga e si rivelerà decisiva per il paesino e i suoi abitanti così diversi. Le pesche di Armande e il cioccolato di Vianne saranno le chiavi per aprire le porte di molte case e dare il via agli scambi, al rapporto tra donne oltre la barriera del velo.
Come sempre, la Harris ci fa sentire il profumo del cioccolato e delle spezie, ci fa ascoltare le parole della cucina, ma quello che colpisce nel libro è lo spessore del cibo nella sua assenza. Il cibo da cui astenersi durante il Ramadan da una parte, il cibo visto con sospetto da parte del curato cattolico dall’altra.

Reynaud aveva ancora la pesca in mano, l’aria rigida e impacciata. Il suo senso della correttezza è così pronunciato che avrebbe preferito dormire in un fosso che usare una casa vuota senza il permesso del proprietario. Quanto alle pesche, non avevo dubbio che, per i suoi standard, anche quelle fossero rubate, e mi guardava con lo stesso disagio con cui Adamo deve aver guardato Eva mentre gli passava il frutto proibito.
«Non la mangia?» ho chiesto. Anouk e Rosette avevano finito le loro con bocconi avidi, succulenti. Mi è venuto in mente che avevo visto Reynaud mangiare solo una volta; per lui il cibo è una faccenda complicata, da temere quanto da assaporare.

Lo scontro fra culture sfuma nell’opposizione di genere. Le donne cucinano, trasformando gli ingredienti con sapienza alchemica e offrendoli infine alla condivisione e al piacere, gli uomini normano, rifiutano, puniscono. Ma cosa nasconde chi nega qualcosa agli altri?
Brani tratti da Johanne Harris, Il giardino delle pesche e delle rose, Garzanti, Milano 2012

venerdì 2 gennaio 2015

"Food" a Milano



Come hanno fatto gli organizzatori della mostra Food a superare un ostacolo enorme come il fatto di parlare di cibo senza farlo assaggiare? Lo hanno fatto annusare.
Disseminati nelle quattro sale dedicate all’esposizione nel Museo di Storia naturale di Milano ci sono infatti olfattori che permettono di distinguere la differenza, per esempio, tra la clementina, il mandarino e le arance, oppure tra il limone, il lime e il cedro. Si possono annusare il caffè tostato e il cioccolato mentre si tempera. E ci si può mettere alla prova con gli aromi anonimi dell’ultima sezione, quella dedicata proprio alla multisensorialità.
Qui troviamo l’interattivo Twist dei sapori, in cui si devono indovinare le due principali componenti di cibi e bevande talmente comuni sulle nostre tavole che non stiamo più a domandarci di cosa sappiano veramente. Ma chi sa dire quali sono i principali sapori del caffè o del broccolo, per esempio? E dove sentiamo il misterioso umami?
Poggiando su questa base sensoriale si diramano e s’intrecciano le considerazioni scientifiche, economiche e culturali che danno carattere alla mostra. Per esempio, seguendo le vie dei cibi scopriamo da dove provengono l’asparago o la melanzana, ma anche come quelli che oggi consideriamo pilastri della nostra tradizione siano in realtà arrivati da terre lontane, come il pomodoro. Che in origine non era nemmeno rosso come ora ma, appunto, d’oro.
Che cos’è, dunque, quella «tradizione» che molti considerano un dogma? Ripercorrendo la lunga storia dei cereali, da quelli dei nostri antenati agli ibridi attuali, arriviamo all’attacco futurista contro la pastasciutta come "vivanda passatista". Attacco che aveva dietro le quinte la politica nazionalista di incrementare la produzione dell’italico riso contro il grano d’importazione. E fa riflettere pure la millenaria epopea delle patate, con tanto di dati statistici sul loro consumo per quantificare il boom attuale. Un boom che non ha motivazioni stringenti come le guerre e le carestie dei secoli scorsi.
Quanto di tradizionale e quanto di evoluzionistico (in senso scientifico e culturale) mettiamo dunque in bocca? Contro ogni semplificazione, domandiamoci il perché di certe mode alimentari pilotate da interessi  lontani dalla nostra salute. E come ci spinge a fare anche la bibliografia della mostra pubblicata sul sito, riflettiamo sul fatto che mangiare è una faccenda complessa. Per quanto il filmato con i bambini che assaggiano ci dimostra che tutto parte comunque da lì, dal mettere qualcosa sulla lingua...