Facciamo l’esempio di Milanesità. Istruzioni per l’uso, nato sulla scia della pagina
Facebook Il Milanese Imbruttito, con il suo milione e mezzo di follower pronti
a immergersi nei più profondi abissi umani. Ma anche a orientarsi nei trend del momento – perché
hai poco da fare lo splendido, a Milano è un attimo distrarsi e finire out. Già, mica è facile azzeccare se in questo momento vanno di più il raw vegan o
l’hamburger gourmet da 10 euro, il sushi nippo-nippo o il ramen. E vogliamo
parlare dello street food, che ancora non ha deciso se tendere alla
gentrification newyorchese o assecondare la fretta tutta meneghina di fare un
salto dal lurido (a te scoprire cosa sia)? Qualunque sia il tuo scopo, vale la
pena sondare «Il controverso e conflittuale rapporto tra i milanesi
e il food», ovvero il Capitolo 5, ma anche il 3, «Bere a
Milano», con l’ottalogo dell’apericena. Così, tanto per capire cosa fa hipster
e cosa giargiana…
Leggendo in cucina
mercoledì 30 maggio 2018
Milano da leggere
La vita può essere parecchio pesante: rendiamola
leggera… leggendo. Fino al 30 giugno, grazie alla terza edizione di “Milano da
leggere” si possono scaricare gratis gli ebook umoristici della rassegna a
questo link.
martedì 17 aprile 2018
Di libro in libro, in giro per il mondo
«Aiuto, il mio bambino non mangia le verdure, come
faccio a invogliarlo?» «La mia vivrebbe d’aria, divora i libri ma a tavola è
uno strazio.» «I miei invece buttano giù tutto come se non ci fosse
un domani: mi chiedo se si accorgano di cosa mettono in bocca.»
Ti riconosci in una di queste
frasi?
Se mangiare è necessario per
la sopravvivenza e la fame è un bisogno primario, dimentichiamo spesso che
mangiare bene, cioè con
consapevolezza, è una faccenda culturale, che va appresa e coltivata. Funziona
come il gusto, che solo in parte è innato. Basti pensare ai sapori amari, che
ai bambini non piacciono, o a quelli molto piccanti tipici di certe cucine e
non di altre.
Tutti noi trasmettiamo
cultura direttamente o trasversalmente: leggiamo storie ai piccoli, regaliamo libri
ai più grandi, magari raccontiamo loro nostri ricordi d’infanzia oppure storie
di famiglia. E poi scegliamo cosa cucinare, quando e come in base al nostro
background, al grado di consapevolezza e alla competenza (oltre alle variabili
oggettive, come tempo e risorse). Nulla è casuale. Per esempio, i nostri
calendari domestici risentono in modo più o meno consapevole della stagionalità
vegetale, del nostro contesto sociale o religioso, delle agende professionali.
Possiamo essere vegani per motivi etici o salutistici, osservare il Ramadam o
la quaresima, oppure fare una dieta dopo l’altra perché siamo ossessionati dal
modello estetico occidentale della magrezza. Comunque sia, tutto questo
influenzerà il nostro approccio al cibo, che a sua volta plasmerà quello che i nostri
bambini avranno con l’alimentazione adesso e in futuro.
Una bella responsabilità. E
non ci sono manuali d’istruzione come per lo smartphone.
Se la pensi così, puoi
tranquillizzarti. In effetti, ce ne sono tantissimi. Alcuni che forniscono
esplicitamente istruzioni come i saggi, altri che veicolano i loro contenuti
educativi sotto sembianze più accattivanti – il libro illustrato, la fiaba, la
raccolta di filastrocche, il romanzo.
Ovviamente puoi andare in
libreria, anche se ormai pare che il libraio colto sia una razza quasi estinta,
a favore del ventenne che potrebbe vendere Salinger o salumi con la stessa
indifferenza. Puoi andare fisicamente in biblioteca, che ha sempre il suo fascino,
oppure puoi sfruttare la sua evoluzione virtuale tramite lo strumento che già
hai sotto i polpastrelli. I siti internet dei sistemi bibliotecari sono infatti
una miniera inesauribile di informazioni.
Puoi cliccare sopra il primo link in alto a destra in questo blog, ovvero Magia e spazzatura, per seguire passo passo come costruirsi una bibliografia sul cibo nelle sue varie sfaccettature: simbologia, antropologia, sociologia, psicologia, letteratura, ricettari e così via, facendo anche un viaggio intorno al mondo in centinaia di titoli.
Oppure puoi digitare in un
motore di ricerca un tema più specifico come “bibliografia cibo bambini” per trovare la ricchissima
bibliografia ospitata dal CSBNO, ovvero Culture Società Biblioteche Network
Operativo (in pratica, un consorzio che mette in rete una sessantina di
biblioteche pubbliche nella città metropolitana di Milano). L’indirizzo che
corrisponde a una delle bibliografie attualmente più ricche e complete sul web è
questo.
Ci sono poi associazioni che
mirano all’Educazione alla Cittadinanza Mondiale (ECM) come CoLomba
(Cooperazione Lombardia), che al link “Materiali” offre kit pedagogici per le
scuole sui temi della produzione e consumo di cibo, sull’accesso al cibo, la
sua sostenibilià, la sovranità alimentare e altro. In questo sito puoi trovare
“La piccola bibliografia sul cibo di Seminiamo il futuro”.
Questi sono solo un paio di
esempi di come tu possa iniziare a costruirti un “menu” di letture personalizzato
sul tema che più ti sta a cuore, nello spettro che va da «Mio
figlio non vuol mangiare nemmeno uno spaghetto» a «Mio
figlio divorerebbe il mondo».
Per proseguire potrai poi farti trasportare dalla corrente, di link in link. Buona navigazione!
mercoledì 7 marzo 2018
Il fattore hygge
Che cos'è la hygge e come si raggiunge?
Hygge è un termine intraducibile che
racchiude in sé un senso di benessere, calore e intimità, autenticità,
cordialità, appartenenza. Per esempio, un ambiente hyggelig
prevede candele e/o caminetto, una coperta morbida e un tè caldo
tra le mani. Ma hyggelig è anche quella tuta
comoda con cui non ti faresti vedere da nessuno eppure ti fa sentire a casa.
Hygge è la cena con gli amici, la pausa caffè guardando la neve dietro una
finestra, l’angolo della cucina dove fai colazione leggendo una rivista, alla
domenica. Cose alla portata di tutti (meno il caminetto, magari…).
Scrive
Meik Wiking, direttore dell’Happiness Research Institute danese
…uno degli elementi che si incontrano più spesso nelle ricerche sulla felicità è la scarsa rilevanza del denaro. […] Questo vale anche per la hygge. Non si può comprare la giusta atmosfera o l’intimità. Non si può avere la hygge se si è di fretta o stressati, e per padroneggiare l’arte di creare intimità servono tempo, interesse e dedizione verso le persone intorno a noi.La hygge spesso include il mangiare o il bere, ma più limiterete il consumo, più sarete hyggelig. Una cosa diventa meno hyggelig tanto più è associata a denaro e prestigio. Le attività più hyggelig sono quelle semplici. Il tè è più hyggelig dello champagne, i giochi da tavolo lo sono più dei videogame, e cibo e biscotti fatti in casa lo sono più di quelli acquistati.In breve, se aspirate al fattore hygge, non è necessario spendere denaro per incrementarlo, non più di quanto ne serva per comprare una candela. La hygge è un’atmosfera che non si può migliorare spendendo soldi, anzi, per certi versi è vero il contrario.
Queste
riflessioni portano a fare considerazioni più profonde. Nella nostra società
improntata alla velocità, alla performance, il vero lusso è il tempo. Sei perennemente stressato e di corsa, la testa
vola da un impegno all’altro, compri libri che si accumulano sul comodino e
cibo che infili distrattamente nel frigo e altrettanto distrattamente nel tuo
stomaco, e non sei mai nel presente.
La
hygge forse è proprio questo: ritagliarti del «tempo
di qualità» per te stesso e
le persone che per te più contano nel mondo. Una candela accesa parla di
lentezza e ti invita a focalizzarti, letteralmente, sul momento. I biscotti
fatti in casa parlano di premurosità, accudimento, piacere. Qualunque sia il tuo lavoro, il tuo ruolo nel mondo, mentre impasti o rigiri qualcosa nella pentola, nel vapore che sa di spezie, sei semplicemente una persona, sei tu,
fuori da schemi, etichette e aspettative. Quel tempo è tuo, gli ingredienti li
hai decisi tu, e quando mangerai quel cibo fatto in casa saprà di intimità, di relax.
In più,
quando lo condividerai con gli amici o i tuoi bambini starai anche costruendo
un ricordo, e in generale starai portando il tuo contributo a costruire la
capacità altrui di raggiungere la hygge. Perché l’amore, l’intimità e la
felicità richiedono tempo e cura, presenza e volontà, non soldi.
Brano tratto da Meik Wiking, Hygge. La via danese alla felicità, Mondadori, Milano 2017, pag. 179
giovedì 14 settembre 2017
Salviamo le api!
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| Foto di Massimo Piccoli |
Se ti dico «ape»,
probabilmente la tua associazione mentale sarà «miele», ma il ruolo di questi
insetti sulla nostra alimentazione è ben più importante. Sapevi che
oltre un terzo del nostro cibo dipende dal lavoro degli insetti impollinatori,
come api e farfalle? E sapevi pure che negli ultimi decenni in Europa e Nord
America si sta assistendo a un vistoso calo delle api? Come segnala Greenpeace
nel sito salviamoleapi.org solo nel Regno Unito dal 2010 la perdita commerciale
delle api è stata del 45%.
Alcune coltivazioni più di altre dipendono dagli insetti
impollinatori, come mele, fragole, pomodori e mandorle, ma non va sottovalutato
l’impatto sui foraggi per gli animali da allevamento, né l’incidenza sugli
ecosistemi naturali.
Questa potrebbe essere un’informazione allarmista fine a se stessa, se non fosse che chiunque di noi si può attivare in diversi
modi per contrastare il fenomeno.
Per esempio, a livello personale o istituzionale si possono
creare habitat adatti alle api. Se hai un giardino puoi coltivare fiori e
piante adatti. Lavanda, rosmarino, tagete, trifoglio e calendula – tanto per
citarne alcuni – non richiedono nessuna abilità green. E puoi persino costruire
un rifugio (le istruzioni sono scaricabili dal sito citato sopra, al link «Entra in azione»).
Se invece di verde hai solo il pollice, puoi firmare la
petizione per chiedere alla Commissione Europea e al Governo italiano la messa
al bando dei pesticidi che intaccano la salute delle api in vari modi: incidono
sui loro tempi di sviluppo, aumentano le malformazioni, intaccano la capacità
di orientarsi e apprendere, riducono l’olfatto e indeboliscono le difese da
virus, acari e parassiti, decimando interi alveari. Informazioni più approfondite qui.
Per fortuna, persino città come Milano si stanno attivando.
Dal 2016, con lo slogan «Sapessi
com’è strano farsi impollinare a Milano»
è partito il progetto Impollina-Mi, che prevede tra l’altro prati a semina
mista nei parchi, aiuole perenni e corridoi verdi all’insegna della
biodiversità.
E non è l’unica iniziativa virtuosa. A Milano, Bologna e
Potenza Legambiente ha dato il via con Conapi al progetto Api e Orti per
monitorare la salute di questi insetti negli orti condivisi come quello di via Padova,
a Milano, dove si può seguire il ciclo produttivo delle api, assistere alla
smielatura e fare gustosi assaggi. Un’occasione anche per chi ha bambini per
far capire il ruolo prezioso di questi imenotteri sulla nostra quotidianità.
Conosci anche tu altre iniziative simili?
A piccoli passi, un giorno dopo l’altro, tutti possiamo fare
qualcosa per le api… e per noi stessi.
mercoledì 16 novembre 2016
La bottega dei cuori golosi
In queste poche righe c’è tutta la filosofia del libro: questo romanzo è una caramella. Ha un buon sapore, ti addolcisce la bocca... e non ti lascia nulla. Personaggi e trama inconsistenti come una mou, ma ben confezionati per ingolosire.
Jenny è una precaria londinese che da anni ristagna in una relazione con un bambinone viziato e mammodipendente. Superata la fatidica soglia della trentina senza la fede al dito (orrore!), la fanciulla viene mandata dalla madre nel narcotico paesino di Lipton con il pretesto di seguire il trasferimento di una vecchia zia nella casa di riposo, dopo aver messo in vendita il suo delizioso cottage col tetto di paglia e il negozio di caramelle che ha fatto la felicità di grandi e piccini per generazioni. E occupandosi delle faccende famigliari nella pittoresca campagna inglese, inutile dire che Jenny riscopre il fascino della vita di provincia: bellissimi paesaggi, la natura tutto intorno, rapporti umani più diretti e carrettate di bei maschi dai bicipiti in vista.
Vi ricorda un Harmony? Lo è.
Non mancano tutti gli ingredienti di prammatica: l’amico gay, le gaffe alla Bridget Jones, il negozio di dolcezze. Non manca nemmeno l’aristocratico bello e tenebroso autorecluso nella dimora sulla scogliera, con un segreto tutto da svelare.
Ti sto dicendo di non leggerlo? No. Quando il morale è sotto i tacchi, è meglio leggere qualcosa di dolce anziché spazzolare intere scatole di bonbon...
Brano tratto da Jenny Colgan, La bottega dei cuori golosi, Piemme, Milano 2013, pag. 414
martedì 23 agosto 2016
La cucina magica
Nonostante alzasse
sempre gli occhi al cielo, Rose amava aiutare gli altri. Era contenta di
sentire il sospiro di sollievo di sua madre quando la vedeva tornare con gli
ingredienti giusti, le piaceva che suo padre l’abbracciasse dopo che aveva
preparato un impasto per frollini friabile al punto giusto, amava il modo in
cui gli abitanti della città canticchiavano soddisfatti dopo aver addentato il
loro primo croissant al cioccolato della giornata, soffice e caldo. E amava
come l’insieme degli ingredienti – alcuni normali, altri decisamente meno – non
solo rendevano le persone felici, ma a volte persino più di questo.
Chi è Rose?
È la figlia dei signori Bliss, pasticcieri molto speciali perché nei loro dolci mescolano farina, uova, mandorle o cioccolato, nonché funghi parlanti, lacrime di stregone o sussurri di nani bisbetici, secondo le ricette segrete del preziosissimo Magiricettario, tramandato di generazione in generazione nella loro famiglia.
È la figlia dei signori Bliss, pasticcieri molto speciali perché nei loro dolci mescolano farina, uova, mandorle o cioccolato, nonché funghi parlanti, lacrime di stregone o sussurri di nani bisbetici, secondo le ricette segrete del preziosissimo Magiricettario, tramandato di generazione in generazione nella loro famiglia.
Però, leggendo oltre le righe, forse Rose siamo noi. Noi che non
sapremo mai cucinare la Torta Tornaindietro alle more, ma usiamo il cibo per
sciogliere i dispiaceri anche senza mettere nell’impasto un pizzico di vento
del Nord. Noi che mescoliamo farina e ricordi, uova e desideri. Noi che abbiamo imparato – come una specie di ricetta di famiglia, regalata da una nonna, da una mamma o da un figlio – come la felicità stia nelle piccole cose, in un croissant caldo o nell'abbraccio di chi amiamo.
E tu, non hai preparato, qualche volta, una magica ricetta di famiglia?
Brano tratto da Kathryn Littlewood, Profumo di cioccolato, Mondadori, Milano 2012, p. 19
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